Cos’è un prestito aziendale?

I prestiti aziendali sono dei finanziamenti pensati appositamente per le aziende: per chi vuole cominciare da zero e investire nella propria attività, e ha bisogno della liquidità necessaria, oppure per chi ne ha una già avviata ma sta affrontando difficoltà economiche. Attenzione però: non parliamo di finanziamenti statali o regionali, che possono toccare anche grandi industrie e settori strategici del tessuto produttivo nazionale; in questo caso, stiamo parlando di soluzioni offerte da società finanziarie e banche e rivolte alle piccole e medie imprese che, ad esempio, vogliono investire in tecnologie o sviluppare nuovi progetti di ricerca o acquistare nuovi macchinari.

Solitamente, quindi, i prestiti alle aziende si traducono in soluzioni di credito a tasso agevolato, erogati dalle banche con la mediazione di specifici enti, che possono essere a breve termine, per risolvere esigenze di credito improvvise, o a lungo termine, per progetti più impegnativi che necessitano di un arco di tempo più ampio.

Come funziona il prestito aziendale?

Per poter funzionare, le imprese hanno bisogno di risorse, cioè di liquidità, e quindi ricorrono a una serie di forme di finanziamento. In particolare, i prestiti alle imprese possono arrivare attraverso mezzi finanziari messi a disposizione dalla proprietà o attraverso finanziamenti di capitale di terzi. Ovviamente la dimensione di un’azienda incide sul tipo di finanziamento a cui è possibile accedere: una società per azioni quotata in borsa dovrà ricorrere all’emissione di un prestito obbligazionario; per finanziare le Pmi invece si ricorre a un’iniezione di capitale, che può essere portato o dal proprietario o – ed è il caso che ci interessa in questo articolo – venire da un prestito (bancario o da altro istituto di credito). Quindi, riassumendo, gli strumenti di finanziamento cui un’impresa può ricorrere possono essere di due tipi: o finanziamenti a titolo di capitale proprio (aumenti di capitale sociale), oppure finanziamenti a titolo di capitale di terzi (e quindi finanziamenti, prestiti, dilazioni di pagamento concesse dai fornitori).

Quali tipi di finanziamento può chiedere un’impresa?

Come abbiamo visto, il tipo di richiesta di finanziamento che ci interessa in questa sede è il finanziamento a titolo di capitale di terzi, che a sua volta, si distingue in varie tipologie:

1. I debiti di finanziamento sono debiti contratti dall’impresa per ottenere una somma di denaro.

2. I debiti di funzionamento, invece, si traducono nella dilazione di pagamento, che l’impresa ottiene da parte dei fornitori di beni o servizi. In parole povere: se ho una piccola azienda che vende stoffe e in questo momento mi servono i soldi per riparare una crepa nel tetto che minaccia di far entrare l’acqua quando piove, posso accordarmi con chi mi fornisce, ad esempio, il cotone, per pagarlo più in là rispetto ai precedenti accordi. Così, potrò usare i soldi che di solito uso per pagare il fornitore per riparare il tetto, pagando il fornitore alla scadenza della dilazione accordata. Il fornitore non mi ha dato dei soldi, ma mi ha comunque evitato un esborso di mezzi finanziari, investiti in altre attività funzionali all’impresa.

  • BNPL B2B. Il Buy now pay later business-to-business è un’applicazione del modello BNPL (“Compra ora, paga dopo) al contesto aziendale. È una forma di finanziamento o prestito a breve termine per le imprese che consente loro di acquistare beni e servizi e dilazionare il pagamento in rate successive, tipicamente senza interessi e senza commissioni, purché il rimborso avvenga entro la data di scadenza del pagamento. L’utilizzo del BNPL B2B può offrire diversi vantaggi alle aziende, come una migliore gestione del flusso di cassa, flessibilità nei pagamenti, e rapidità e convenienza, rispetto a prestiti tradizionali, nell’accesso a beni e servizi necessari. Tuttavia è importante valutare attentamente costi, rischi e termini contrattuali (che possono cambiare in base alle dimensioni e alle esigenze dell’azienda). Quanto ai costi, può prevedere commissioni per ogni transazione effettuata calcolate sul valore del transato e, in caso di ritardo nei pagamenti o di mancato rispetto dei termini contrattuali, possono essere addebitate commissioni aggiuntive o penali.

3. I finanziamenti a medio-lungo termine erogati da istituti finanziari, che devono essere obbligatoriamente legati ad un aumento dell’efficienza o della produttività e che si traducono nel mutuo aziendale, nel leasing finanziario, nell’emissione di prestiti obbligazionari. Vediamoli uno per uno:

  • Mutuo aziendale. È un contratto con la banca, che prevede un prestito a lungo termine di una certa somma di denaro da parte dell’istituto di credito a favore dell’impresa, che si obbliga, da parte sua, a restituire attraverso un pagamento rateale, quindi “diluito” nel tempo, la somma prestata, a cui si aggiungono gli interessi. Per ottenere un mutuo la banca deve essere però rassicurata dal fatto che l’azienda sia in grado di restituire il credito insieme agli interessi, e chiederà quindi garanzie reddituali o – nel caso in cui l’impresa si riveli insolventi – ipotecarie.
  • Leasing finanziario. Anche qui parliamo di un contratto tra l’impresa e un istituto finanziario erogante. In questo caso l’istituto in questione mette a disposizione dell’azienda un bene mobile o immobile, dietro il versamento di un canone periodico, dando vita così ad una forma di finanziamento a lungo termine, che di solito viene usato dalle imprese come alternativa all’acquisto diretto di immobilizzazioni strumentali all’attività produttiva. Un esempio banale: il leasing di un’auto o di un macchinario produttivo, per cui l’azienda paga regolarmente il canone e utilizza il bene come se fosse suo, ma la cui proprietà rimane dell’istituto erogante. Alla scadenza del contratto l’azienda può decidere se acquisirne la proprietà pagando un prezzo di riscatto.
  • Emissione di prestiti obbligazionari. È una forma di finanziamento a lungo termine, a cui possono ricorrere le società per azioni e in accomandita per azioni. L’emissione di prestiti obbligazionari consente di reperire nuovi capitali mediante l’offerta al pubblico di titoli di credito.

4. Lo smobilizzo crediti, una forma di finanziamento con cui l’impresa, attraverso l’offerta in garanzia dei suoi crediti, ottiene liquidità. Anche in questo caso troviamo diverse tipologie.

  • Anticipo fatture. La banca, previa concessione di un fido, anticipa a un’impresa l’importo delle fatture emesse da quest’ultima. Così, si consente uno smobilizzo – un “movimento” del credito – immediato, garantendo all’azienda un’immediata iniezione di liquidità anticipando l’importo di fatture non ancora scadute. Non a caso, questa è una delle forme di finanziamento maggiormente utilizzati dalle imprese commerciali.
  • Portafoglio salvo buon fine. Anche questo molto popolare, ha un meccanismo di funzionamento identico a quello dell’anticipo su fatture. Il portafoglio salvo buon fine consiste infatti nell’anticipo, sempre da parte della banca, dell’importo delle ricevute bancarie (Ri.Ba), con l’obiettivo di garantire all’azienda liquidità a breve termine.
  • Le ricevute bancarie (Ri.Ba). In questo caso l’impresa, sempre dopo aver ottenuto un fido, presenta le ricevute bancarie mediante una distinta, dove sono elencati tutti gli effetti in ordine di scadenza. A quel punto la banca accredita sul conto corrente dell’impresa l’importo totale della distinta e addebita le relative commissioni. Alla scadenza di ogni Ri.Ba., in caso di buon fine, il debitore (cioè il cliente dell’impresa) effettua il pagamento direttamente alla banca.
  • Lo sconto cambiali. L’impresa presenta alla banca una cambiale per smobilizzare il credito prima della scadenza. La banca, previo fido e dopo aver valutato la regolarità dell’effetto, decide se concedere o meno lo sconto e calcola l’importo da anticipare.
  • Il factoring. Prevede la cessione di massa dei crediti di un’impresa a una società di factoring, che si impegna poi a riscuoterli

Come ottenere un prestito aziendale?

Per potere ottenere un prestito, le aziende devono presentare una documentazione abbastanza ricca, che comprenda:

  • La richiesta di finanziamento, accompagnata da una serie di documenti obbligatori (sempre) e cioè il documento di identità e codice fiscale del titolare, l’atto costitutivo della società e lo statuto vigente, la visura camerale, la dichiarazione IVA per l’anno precedente e l’anno in corso, il Modello Unico degli ultimi due anni di attività, il bilancio aggiornato del fatturato dell’azienda, ufficiale ad analitico.
  • Il business plan, cioè il piano industriale che descriva accuratamente il progetto imprenditoriale, gli obiettivi, le strategie, le vendite, il marketing e le previsioni finanziarie. Il business plan ha un ruolo centrale e deve essere dettagliato e molto chiaro per restituire un quadro imprenditoriale il più possibile completo e convincere la banca o l’istituto a concedere il prestito (condizione, questa, niente affatto scontata).

Ovviamente, accanto ai documenti, ci sono anche dei requisiti tecnici da rispettare. Vediamo quali sono.

La storia creditizia dell’azienda è fondamentale per capire se può essere considerata affidabile o se, al contrario, concedere un prestito potrebbe essere rischioso.

Altro parametro molto importante è il Debt Service Coverage Ratio (DSCR) che indica la capacità dell’azienda di generare un flusso di cassa – cioè entrate e utili – durante il periodo di restituzione del capitale (il rapporto viene spesso indicato con un indice numerico, che deve essere superiore al valore di 1,1).

  • Centrale anche il rapporto tra Posizione Finanziaria Netta (PFN) e EBITDA (Earnings Before Interests, Taxes, Depreciation and Ammortization). Questo indice permette di stabilire in quanti anni l’impresa riuscirà a saldare il proprio debito (quindi di conseguenza: più basso è, più è solida la posizione dell’azienda).
  • Infine, il rapporto tra capitale proprio e debiti complessivi dell’azienda. In questo caso la banca valuta come l’impresa fa fronte ai debiti che ha acceso, per valutare il rischio di insolvenza da parte dell’azienda. L’impresa quindi deve dimostrare di non aver bisogno di ricorrere costantemente a fonti esterne di capitale per saldare i propri debiti e di saper gestire spese utilizzando l’utile e il capitale proprio (cioè quello dei propri soci).

Quali sono i migliori prestiti per le imprese?

Chiaramente non è possibile dire in assoluto quale sia il miglior prestito per le imprese, perché la scelta dipende da diversi fattori, dalle esigenze alle specifiche realtà delle singole aziende, dalle dimensioni alla storia creditizia. Possiamo vedere però quali sono le società che erogano prestiti aziendali, come funzionano e quali sono le caratteristiche da tenere d’occhio quando scegliamo una finanziaria, per capire quale sia la soluzione di prestito più adatta a noi.